La presenza dell’uomo… all’interno del Comprensorio, è concentrata prevalentemente negli abitati di Cammoro, Molini, Celle, Casaletto, Pié di Cammoro, Valle di Cammoro, Le Vene, Le Terne, il Tribbio, La Torre, Casale Ronchetti e Colletrampo con una popolazione complessiva di circa 200 abitanti. Le riserve tradizionali della popolazione locale sono costituite essenzialmente dall’agricoltura e dalla zootecnia, con l’allevamento prevalente di bovini ed equini, ma in passato era molto diffuso anche l’allevamento di suini e ovini.
Un limitato numero di abitanti trova lavoro nei vicini centri di Foligno e Spoleto, mentre risulta ancora poco sviluppato il turismo e l’agriturismo, sebbene la bellezza dei paesaggi e degli ambienti naturali (nonché la ricchezza storico-culturale, la piacevolezza del clima e la vicinanza con zone ad elevata capacità di attrazione turistica) rendano il territorio molto interessante per questo tipo di attività. Tra le attività agro-silvo-pastorali, acquistano particolare rilievo le proprietà della Comunanza agraria per l’equilibrio di molte piccole aziende: i pascoli di montagna garantiscono infatti la possibilità di allungare il periodo di pascolamento per più di sei mesi all’anno, mentre i boschi offrono consistenti produzioni di legna da ardere e soprattutto di funghi e tartufi, la cui raccolta nel territorio della Comunanza è riservata ai soli utenti.
All’interno delle proprietà della Comunanza riveste poi una certa importanza anche l’attività faunistico-venatoria, che ha permesso, fino agli anni ’60, di ottenere degli ulteriori redditi dalle proprietà in gestione.
La Comunanza ha infatti affittato a cacciatori delle vicine città di Foligno e Spoleto, poste da caccia per palombe e tordi.
Le riserve di caccia tradizionali erano due: la posta di Monte Molino e la posta Marignoli (dal nome del proprietario del secolo precedente, che a tale scopo venatorio la utilizzava). Alle Focare – Posta Marignoli, in prossimità dell’edificio-torre, esiste ancora l’apposito “capanno” costruito sopra un faggio secolare. Del resto, il territorio non era certo avaro di selvaggina, né lo è adesso: oltre a fagiani, palombe e tordi, tra le specie più pregiate vanno sicuramente menzionate la beccaccia, la quaglia, la starna e la lepre, senza dimenticare lo stesso cinghiale, che forse rappresenta oggi la specie più cacciata.
L’agricoltura si presenta sviluppata soprattutto lungo le zone di pianura, ove si trovano i terreni più fertili e freschi. Si tratta però di lingue di terra piuttosto limitate nell’estensione, e anche questo ha senz’altro contribuito a frenare lo sviluppo del settore, che risente oggi in maniera ancor più grave di una crisi generalizzabile all’intero comparto agricolo nazionale.
In alcuni casi i terreni seminativi sono stati convertiti verso colture alternative e specializzate, come quelle per la produzione di tartufi o di legname pregiato. In altri casi, soprattutto laddove il terreno risulta situato in zone meno accessibili o presenta peggiori caratteristiche di feracità, si assiste all’abbandono del coltivo e di conseguenza, secondo i processi di successione vegetale ben noti all’ecologia forestale, il bosco tende a riappropriarsi dei suoi spazi atavici.
Non sono però unicamente i campi agricoli che rischiano di scomparire dal paesaggio del Cammorino: anche le persone, con la loro cultura, i loro saperi antichi, stanno rapidamente diminuendo e cambiando, accentuando così quei processi di deruralizzazione in atto su gran parte dell’Appennino. Si rischia così di perdere una ricchezza che non appartiene solo a Cammoro ma che deve essere condivisa e fatta propria dall’intera Regione, se si vuole mantenere un paesaggio fatto di natura e storia, di tradizioni e innovazioni, di opere artigianali spesso non sufficientemente considerate.
In questo senso appare opportuno sottolineare alcune costruzioni presenti sul territorio e di particolare importanza storica, religiosa e culturale: piccole opere forse, ma in grado di testimoniare efficacemente il lavoro dell’uomo e la sua impronta sul territorio, la storia e l’identità culturale dei luoghi .